Romani 1
PAOLO, servo di Gesù Cristo, chia-
mato ad essere apostolo, appartato
2 per l'Evangelo di Dio, il quale egli
avea innanzi promesso, per li suoi
3 profeti, nelle scritture sante, intorno
al suo Figliuolo, Gesù Cristo, nostro
4 Signore; fatto del seme di Davide,
secondo la carne; dichiarato Figliuol
di Dio in potenza, secondo lo Spirito
della santità, per la risurrezione da'
5 morti; per lo quale noi abbiam rice-
vuta grazia ed apostolato, all'ub-
bidienza di fede fra tutte le genti,
6 per lo suo nome; fra le quali siete
ancora voi, chiamati da Gesù Cristo;
7 a voi tutti che siete in Roma, amati
da Dio, santi chiamati: grazia, e
pace da Dio, nostro Padre, e dal
Signor Gesù Cristo.
8 IMPRIMA io rendo grazie all'Iddio
mio per Gesù Cristo, per tutti voi,
che la vostra fede è pubblicata per
9 tutto il mondo. Perciocchè Iddio, al
quale io servo nello spirito mio, nel-
l'evangelo del suo Figliuolo, mi è testi-
monio, ch'io non resto mai di far
10 menzione di voi; pregando del con-
tinuo nelle mie orazioni di poter ve-
nire a voi; se pure, per la volontà di
Dio, in fine una volta mi sarà porta
11 la comodità di fare il viaggio. Per-
ciocchè io desidero sommamente di
vedervi, per comunicarvi alcun dono
spirituale, acciocchè siate confer-
12 mati. E questo è, per esser con-
giuntamente consolato in voi, per la
fede comune fra noi, vostra e mia.
13 Ora, fratelli, io non voglio che igno-
riate che molte volte io ho proposto di
venire a voi, acciocchè io abbia
alcun frutto fra voi, come ancora fra
le altre genti; ma sono stato im-
14 pedito infino ad ora. Io son debi-
tore a'Greci, ed ai Barbari; a'savi,
15 ed a'pazzi. Così, quant'è a me, io
son pronto ad evangelizzare eziandio
a voi che siete in Roma.
16 PERCIOCCHÈ io non mi vergogno
dell'evangelo di Cristo; poichè esso è
la potenza di Dio in salute ad ogni cre-
dente; al Giudeo imprima, poi anche
17 al Greco. Perciocchè la giustizia di
Dio è rivelata in esso, di fede in fede;
secondo ch'egli è scritto: E il giusto
viverà per fede.
18 POICHÈ l'ira di Dio si palesa dal
cielo sopra ogni empietà, ed ingiu-
stizia degli uomini, i quali ritengono
19 la verità in ingiustizia. Imperocchè,
ciò che si può conoscer di Dio è mani-
festo in loro, perciocchè Iddio l'ha
20 manifestato loro. Poichè le cose in-
visibili d'esso, la sua eterna potenza,
e deità, essendo fin dalla creazion del
mondo intese per le opere sue, si veg-
gono chiaramente, talchè sono ine-
21 scusabili. Perciocchè, avendo cono-
sciuto Iddio, non però l'hanno glorifi-
cato, nè ringraziato, come Dio; anzi
sono invaniti nei lor ragionamenti, e
l'insensato lor cuore è stato intene-
22 brato. Dicendosi esser savi, son di-
23 venuti pazzi. Ed hanno mutata la
gloria dell'incorruttibile Iddio nella
simiglianza dell'immagine dell'uomo
corruttibile, e degli uccelli, e delle
bestie a quattro piedi, e de'rettili.
24 Perciò ancora Iddio li ha abbando-
nati a bruttura, nelle concupiscenze
de'lor cuori, da vituperare i corpi loro
25 gli uni con gli altri. Essi, che hanno
mutata la verità di Dio in menzo-
gna, ed hanno adorata e servita la
creatura, lasciato il Creatore, che è
benedetto in eterno. Amen.
26 Perciò, Iddio li ha abbandonati ad
affetti infami; poichè anche le lor
femmine hanno mutato l'uso na-
turale in quello che è contro a natura.
27 E simigliantemente i maschi, lasciato
l'uso natural della femmina, si sono
accesi nella lor libidine gli uni inverso
gli altri, commettendo maschi con
maschi la disonestà, ricevendo in loro
stessi il pagamento del loro errore
qual si conveniva.
28 E, siccome non hanno fatta stima
di riconoscere Iddio, così li ha Iddio
abbandonati ad una mente reproba,
da far le cose che non si convengono;
29 essendo ripieni d'ogni ingiustizia, di
malvagità, di cupidigia, di malizia;
pieni d'invidia, d'omicidio, di con-
30 tesa, di frode, di malignità; cavil-
latori, maldicenti, nemici di Dio,
ingiuriosi, superbi, vanagloriosi, in-
ventori di mali, disubbidienti a padri
31 ed a madri; insensati, senza fede ne'
patti, senza affezion naturale, im-
32 placabili, spietati. I quali, avendo
riconosciuto il diritto di Dio, che
coloro che fanno cotali cose son de-
gni di morte, non solo le fanno, ma
ancora acconsentono a coloro che le
commettono.
Romani 2
PERCIÒ, o uomo, chiunque tu sii,
che giudichi, tu sei inescusabile;
perciocchè, in ciò che giudichi altrui,
tu condanni te stesso; poichè tu che
2 giudichi fai le medesime cose. Or
noi sappiamo che il giudicio di Dio è,
secondo verità, sopra coloro che fanno
3 cotali cose. E stimi tu questo, o uo-
mo, che giudichi coloro che fanno
cotali cose, e le fai, che tu scamperai
4 il giudicio di Dio? Ovvero, sprezzi
tu le ricchezze della sua benignità,
e della sua pazienza, e lentezza ad
adirarsi; non conoscendo che la be-
nignità di Dio ti trae a ravvedi-
5 mento? Là dove tu, per la tua du-
rezza, e cuore che non sa ravvedersi,
ti ammassi a guisa di tesoro ira, nel
giorno dell'ira, e della manifestazione
6 del giusto giudicio di Dio. Il quale
renderà a ciascuno secondo le sue
7 opere; cioè: la vita eterna a coloro
che, con perseveranza in buone ope-
re, procaccian gloria, onore, ed im-
8 mortalità. Ma a coloro che son con-
tenziosi, e non ubbidiscono alla veri-
tà, anzi ubbidiscono all'ingiustizia,
9 soprastà indegnazione ed ira. Tribo-
lazione, ed angoscia soprastà ad ogni
anima d'uomo che fa il male; del
Giudeo primieramente, e poi anche
10 del Greco. Ma gloria, ed onore, e
pace, sarà a chiunque fa il bene; al
Giudeo primieramente, poi anche al
11 Greco. Perciocchè presso a Dio non
v'è riguardo alla qualità delle per-
sone.
12 Imperocchè tutti coloro che avran-
no peccato, senza la legge, periranno
senza la legge; e tutti coloro che a-
vranno peccato, avendo la legge, sa-
13 ranno giudicati per la legge. (Per-
ciocchè, non gli uditori della legge son
giusti presso a Dio, ma coloro che
mettono ad effetto la legge saranno
14 giustificati. Perciocchè, poichè i
Gentili, che non hanno la legge, fanno
di natura le cose della legge, essi, non
avendo legge, son legge a sè stessi;
15 i quali mostrano, che l'opera della
legge è scritta ne' lor cuori per la
testimonianza che rende loro la lor
coscienza; e perciocchè i lor pensieri
infra sè stessi si scusano, od anche si
16 accusano.) Ciò si vedrà nel giorno
che Iddio giudicherà i segreti degli
uomini, per Gesù Cristo, secondo il
mio evangelo.
17 ECCO, tu sei nominato Giudeo, e
ti riposi in su la legge, e ti glorii in
18 Dio; e conosci la sua volontà, e
discerni le cose contrarie, essendo am-
19 maestrato dalla legge; e ti dài a cre-
dere d'esser guida de'ciechi, lume
20 di coloro che son nelle tenebre; edu-
cator degli scempi, maestro de'fan-
ciulli, e d'avere la forma della cono-
21 scenza, e della verità nella legge. Tu
adunque, che ammestri gli altri, non
ammaestri te stesso? tu, che predi-
chi che non convien rubare, rubi?
22 Tu, che dici che non convien com-
mettere adulterio, commetti adul-
terio? tu, che abbomini gl'idoli, com-
23 metti sacrilegio? Tu, che ti glorii
nella legge, disonori Iddio per la tra-
24 sgression della legge? Poichè il nome
di Dio è per voi bestemmiato fra i
Gentili, siccome è scritto.
25 Perciocchè ben giova la circonci-
sione, se tu osservi la legge; ma, se
tu sei trasgreditor della legge, la tua
circoncisione divien incirconcisione.
26 Se dunque gl'incirconcisi osservano
gli statuti della legge, non sarà la
lora incirconcisione reputata circon-
27 cisione? E se la incirconcisione
ch'è di natura, adempie la legge,
non giudicherà egli te, che, con
la lettera e con la circoncisione, sei
28 trasgreditor della legge? Percioc-
chè non è Giudeo colui che l'è in pa-
lese; e non è circoncisione quella che
29 è in palese nella carne. Ma Giudeo è
colui che l'è in occulto; e la circon-
cisione è quella del cuore in ispirito,
non in lettera; e d'un tal Giudeo
la lode non è dagli uomini, ma da
Dio.
Romani 3
QUALE è dunque il vantaggio del
Giudeo? o quale è l'utilità della cir-
2 concisione? Grande per ogni manie-
ra; imprima invero, in ciò che gli ora-
3 coli di Dio furon loro fidati. Per-
ciocchè, che è egli, se alcuni sono stati
increduli? la loro incredulità annul-
4 lerà essa la fedeltà di Dio? Così
non sia; anzi, sia Iddio verace, ed
ogni uomo bugiardo; siccome è
scritto: Acciocchè tu sii giustificato
nelle tue parole, e vinca quando sei
5 giudicato. Ora, se la nostra ingiusti-
zia commenda la giustizia di Dio, che
diremo? Iddio è egli ingiusto, quando
egli impone punizione? Io parlo uma-
6 namente. Così non sia; altrimenti,
come giudicherebbe Iddio il mondo?
7 Imperocchè, se la verità di Dio per
la mia menzogna è soprabbondata
alla sua gloria, perchè sono io ancor
8 condannato come peccatore? E non
dirassi (come siamo infamati, e come
alcuni dicono che noi diciamo): Fac-
ciamo i mali, acciocchè ne avvengano
i beni? (de'quali la condannazione
è giusta).
9 CHE dunque? abbiamo noi qual-
che eccellenza? del tutto no; poichè
innanzi abbiamo convinti tutti, così
Giudei, come Greci, ch'essi sono
10 sotto peccato; siccome è scritto:
Non v'è alcun giusto, non pure uno.
11 Non v'è alcuno che abbia intendi-
mento, non v'è alcuno che ricerchi
12 Iddio. Tutti son deviati, tutti quan-
ti son divenuti da nulla; non v'è al-
cuno che faccia bene, non pure uno.
13 La lor gola è un sepolcro aperto;
hanno usata frode con le lor lingue;
v'è un veleno d'aspidi sotto alle lor
14 labbra; la lor bocca è piena di
15 maledizione e d'amaritudine; i lor
piedi son veloci a spandere il sangue;
16 nelle lor vie v'è ruina e calamità; e
17 non hanno conosciuta la via della
18 pace; il timor di Dio non è davanti
agli occhi loro.
19 Or noi sappiamo che, qualunque
cosa dica la legge, parla a coloro che
son nella legge, acciocchè ogni bocca
sia turata, e tutto il mondo sia sotto-
20 posto al giudicio di Dio. Percioc-
chè niuna carne sarà giustificata di-
nanzi a lui per le opere della legge;
poichè per la legge è data conoscenza
del peccato.
21 MA ora, senza la legge, la giusti-
zia di Dio è manifestata, alla quale
rendon testimonianza la legge ed i
22 profeti; la giustizia, dico, di Dio,
per la fede in Gesù Cristo, inverso
tutti, e sopra tutti i credenti, per-
23 ciocchè non v'è distinzione. Poichè
tutti hanno peccato, e son privi della
24 gloria di Dio. Essendo gratuita-
mente giustificati per la grazia d'es-
so, per la redenzione ch'è in Cristo
25 Gesù. Il quale Iddio ha innanzi
ordinato, per purgamento col suo
sangue, mediante la fede; per mo-
strar la sua giustizia, per la remission
de'peccati, che sono stati innanzi,
nel tempo della pazienza di Dio.
26 Per mostrare, dico, la sua giustizia nel
tempo presente, acciocchè egli sia
giusto e giustificante colui che è della
fede di Gesù.
27 Dov'è adunque il vanto? Egli è
escluso. Per qual legge? Delle ope-
re? No; anzi, per la legge della fede.
28 Noi adunque conchiudiamo che
l'uomo è giustificato per fede senza
le opere della legge.
29 Iddio è egli Dio solo de'Giudei? non
lo è egli eziandio de'Gentili? certo,
30 egli lo è eziandio de'Gentili. Poichè
v'è un solo Iddio, il quale giustificherà
la circoncisione dalla fede, e l'incir-
concisione per la fede.
31 Annulliamo noi dunque la legge per
la fede? Così non sia; anzi stabiliamo
la legge.
Romani 4
CHE diremo adunque che il padre
nostro Abrahamo abbia ottenuto
2 secondo la carne? Perciocchè, se
Abrahamo è stato giustificato per le
opere, egli ha di che gloriarsi; ma
egli non ha nulla di che gloriarsi appo
3 Iddio. Imperocchè, che dice la scrit-
tura? Or Abrahamo credette a Dio, e
4 ciò gli fu imputato a giustizia. Ora, a
colui che opera, il premio non è mess
in conto per grazia, ma per debito.
5 Ma, a colui che non opera, anzi crede
in colui che giustifica l'empio, la sua
fede gli è imputata a giustizia.
6 Come ancora Davide dice la beati-
tudine esser dell'uomo, a cui Iddio
imputa la giustizia, senza opere, di-
7 cendo: Beati coloro, le cui iniquità
son rimesse, e i cui peccati son co-
8 perti. Beato l'uomo, a cui il Signore
non avrà imputato peccato.
9 Ora dunque, questa beatitudine
cade ella sol nella circoncisione, ovvero
anche nell'incirconcisione? poichè noi
diciamo che la fede fu imputata ad
10 Abrahamo a giustizia. In che modo
dunque gli fu ella imputata? mentre
egli era nella circoncisione, o mentre
era nell'incirconcisione? non mentre
era nella circoncisione, anzi nell'incir-
11 concisione. Poi ricevette il segno
della circoncisione, suggello della
giustizia della fede, la quale egli avea
avuta, mentre egli era nell'incircon-
cisione, affin d'esser padre di tutti
coloro che credono, essendo nell'incir-
concisione, acciocchè ancora a loro
12 sia imputata la giustizia; e padre
della circoncisione, a rispetto di co-
loro che non solo son della circonci-
sione, ma eziandio seguono le pedate
della fede del padre nostro Abrahamo,
la quale egli ebbe mentre era nell'incir-
concisione.
13 Perciocchè la promessa d'essere
erede del mondo non fu fatta ad Abra-
hamo, od alla sua progenie per la
legge, ma per la giustizia della fede.
14 Poichè, se coloro che son della legge
sono eredi, la fede è svanita, e la pro-
15 messa annullata; perciocchè la legge
opera ira; ma dove non è legge,
16 eziandio non vi è trasgressione. Per-
ciò, è per fede affin d'esser per gra-
zia; acciocchè la promessa sia ferma
a tutta la progenie; non a quella sola-
mente ch'è della legge, ma eziandio a
quella ch'è della fede d'Abrahamo; il
17 quale (secondo che è scritto: Io ti ho
costituito padre di molte nazioni), è
padre di tutti noi davanti a Dio a cui
egli credette, il qual fa vivere i morti,
e chiama le cose che non sono, come se
18 fossero. Il quale contro a speranza
in isperanza credette; per divenir
padre di molte nazioni, secondo che
gli era stato detto: Così sarà la tua
19 progenie. E, non essendo punto
debole nella fede, non riguardò al suo
corpo già ammortito, essendo egli
d'eta presso di cent'anni; nè all'am-
mortimento della matrice di Sara.
20 E non istette in dubbio per incredu-
lità intorno alla promessa di Dio;
anzi fu fortificato per la fede, dando
21 gloria a Dio. Ed essendo pienamente
accertato che ciò ch'egli avea pro-
messo, era anche potente da farlo.
22 Laonde ancora ciò gli fu imputato a
giustizia.
23 Ora, non per lui solo è scritto che gli
24 fu imputato. Ma ancora per noi, ai
quali sarà imputato; i quali crediamo
in colui che ha suscitato da'morti
25 Gesù, nostro Signore. Il quale è stato
dato per le notre offese, ed è risusci-
tato per la nostra giustificazione.
Romani 5
GIUSTIFICATI adunque per fe-
de, abbiam pace presso Iddio, per
2 Gesù Cristo, nostro Signore. Per lo
quale ancora abbiamo avuta, per la
fede, introduzione in questa grazia,
nella quale sussistiamo, e ci gloriamo
3 nella speranza della gloria di Dio. E
non sol questo, ma ancora ci gloriamo
nelle afflizioni, sapendo che l'affli-
4 zione opera pazienza; e la pazienza
sperienza, e la sperienza speranza.
5 Or la speranza non confonde, per-
ciocchè l'amor di Dio è sparso ne'
cuori nostri per lo Spirito Santo che
ci è stato dato.
6 Perchè, mentre eravamo ancor sen-
za forza, Cristo è morto per gli empi,
7 nel suo tempo. Perciocchè, appena
muore alcuno per un giusto; ma pur
per un uomo da bene forse ardirebbe
8 alcuno morire. Ma Iddio commenda
l'amor suo verso noi, in ciò che
mentre eravamo ancor peccatori,
9 Cristo è morto per noi. Molto mag-
giormente adunque, essendo ora giu-
stificati nel suo sangue, saremo per
10 lui salvati dall'ira. Perciocchè se,
mentre eravamo nemici, siamo stati
riconciliati con Dio per la morte del
suo Figliuolo; molto maggiormente,
essendo riconciliati, sarem salvati per
11 la vita d'esso. E non sol questo, ma
ancora ci gloriamo in Dio, per lo
Signor nostro Gesù Cristo, per lo
quale ora abbiam ricevuta la ricon-
ciliazione.
12 PERCIÒ, siccome per un uomo il
peccato è entrato nel mondo, e per
il peccato la morte; ed in questo
modo la morte è trapassata in tutti
gli uomini, perchè tutti hanno pec-
13 cato; (perciocchè fino alla legge il
peccato era nel mondo; or il peccato
non è imputato, se non vi è legge;
14 nondimeno la morte regnò da Adamo
infino a Mosè, eziandio sopra coloro
che non aveano peccato alla somi-
glianza della trasgressione di Adamo,
il quale è figura di colui che dovea
venire.
15 Ma pure la grazia non è come l'offe-
sa; perciocchè, se per l'offesa dell'uno
que'molti son morti, molto più è ab-
bondata inverso quegli altri molti la
grazia di Dio, e il dono, per la grazia
dell'un uomo Gesù Cristo.
16 Ed anche non è il dono come ciò
ch'è venuto per l'uno che ha peccato;
perciocchè il giudicio è di una offesa a
condannazione; ma la grazia è di
17 molte offese a giustizia. Perciocchè,
se, per l'offesa di quell'uno, la morte
ha regnato per esso uno; molto mag-
giormente coloro che ricevono l'ab-
bondanza della grazia, e del dono del-
la giustizia, regneranno in vita, per
l'uno, che è Gesù Cristo).
18 Siccome adunque per una offesa il
giudicio è passato a tutti gli uomini,
in condannazione, così ancora per un
atto di giustizia la grazia è passata a
tutti gli uomini, in giustificazione di
19 vita. Perciocchè, siccome per la di-
subbidienza dell'un uomo que'molti
sono stati costituiti peccatori, così
ancora per l'ubbidienza dell'uno que-
gli altri molti saranno costituiti giusti.
20 Or la legge intervenne, acciocchè
l'offesa abbondasse; ma, dove il pec-
cato è abbondato, la grazia è soprab-
21 bondata; acciocchè, siccome il pec-
cato ha regnato nella morte, così
ancora la grazia regni per la giustizia,
a vita eterna, per Gesù Cristo, nostro
Signore.
Romani 6
CHE diremo adunque? rimarremo
noi nel peccato, acciocchè la grazia
2 abbondi? Così non sia: noi, che
siam morti al peccato, come vive-
remo ancora in esso?
3 Ignorate voi, che noi tutti, che
siamo stati battezzati in Gesù Cristo,
siamo stati battezzati nella sua mor-
4 te? Noi siamo adunque stati con lui
seppelliti per lo battesimo, a morte;
acciocchè, siccome Cristo è risuscitato
da'morti per la gloria de Padre, noi
ancora simigliantemente camminia-
5 mo in novità di vita. Perciocchè,
se siamo stati innestati con Cristo
alla conformità della sua morte, certo
lo saremo ancora a quella della sua
6 risurrezione. Sapendo questo: che
il nostro vecchio uomo è stato con
lui crocifisso, acciocchè il corpo del
peccato sia annullato, affinchè noi
7 non serviamo più al peccato. Poichè
colui che è morto è sciolto dal pec-
8 cato. Ora, se siam morti con Cri-
sto, noi crediamo che altresì vive-
9 remo con lui. Sapendo che Cristo,
essendo risuscitato da' morti, non
muore più; la morte non signoreggia
10 più sopra lui. Perciocchè, in quan-
to egli è morto, è morto al peccato una
volta; ma in quanto egli vive, vive a
11 Dio. Così ancora voi reputate che
ben siete morti al peccato; ma che
vivete a Dio, in Cristo Gesù, nostro
Signore.
12 Non regni adunque il peccato nel
vostro corpo mortale, per ubbidirgli
13 nelle sue concupiscenze. E non
prestate le vostre membra ad essere
armi d'iniquità al peccato; anzi
presentate voi stessi a Dio, come di
morti fatti viventi; e le vostre mem-
bra ad essere armi di giustizia a Dio.
14 Perciocchè il peccato non vi signoreg-
gerà; poichè non siete sotto la legge,
ma sotto la grazia.
15 Che dunque? peccheremo noi, per-
ciocchè non siamo sotto la legge, ma
sotto la grazia? Così non sia.
16 Non sapete voi, che a chiunque vi
rendete servi per ubbidirgli, siete
servi a colui a cui ubbidite, o di pec-
cato a morte, o d'ubbidienza a giu-
17 stizia? Ora, ringraziato sia Iddio,
ch'eravate servi del peccato; ma
avete di cuore ubbidito alla forma
della dottrina, nella quale siete stati
18 tramutati. Ora, essendo stati fran-
cati dal peccato, voi siete stati fatti
19 servi della giustizia. (Io parlo nella
maniera degli uomini, per la debo-
lezza della vostra carne.) Perciocchè,
siccome già prestaste le vostre mem-
bra ad esser serve alla bruttura, ed
all'iniquità, per commetter l'iniquità;
così ora dovete prestare le vostre
membra ad esser serve alla giustizia,
20 a santificazione. Perciocchè, allora
che voi eravate servi del peccato, voi
21 eravate franchi della giustizia. Qual
frutto adunque avevate allora nelle
cose, delle quali ora vi vergognate?
22 poichè la fin d'esse è la morte. Ma
ora, essendo stati francati dal peccato,
e fatti servi a Dio, voi avete il vostro
frutto a santificazione, ed alla fine
23 vita eterna. Perciocchè il salario del
peccato è la morte, ma il dono di
Dio è la vita eterna, in Cristo Gesù,
nostro Signore.
Romani 7
IGNORATE voi, fratelli (percioc-
chè io parlo a persone che hanno co-
noscenza della legge), che la legge si-
gnoreggia l'uomo per tutto il tempo
2 ch'egli è in vita? Poichè la donna
maritata è, per la legge, obbligata al
marito, mentre egli vive; ma, se il
marito muore, ella è sciolta dalla
3 legge del marito. Perciò, mentre
vive il marito, ella sarà chiamata
adultera, se divien moglie di un altro
marito; ma, quando il marito è mor-
to, ella è liberata da quella legge;
talchè non è adultera, se divien moglie
4 di un altro marito. Così adunque,
fratelli miei, ancora voi siete divenuti
morti alla legge, per lo corpo di
Cristo, per essere ad un altro, che è
risuscitato da' morti, acciocchè noi
5 fruttifichiamo a Dio. Perciocchè,
mentre eravam nella carne, le pas-
sioni de'peccati, le quali erano mosse
per la legge, operavano nelle nostre
membra, per fruttificare alla morte.
6 Ma ora siamo sciolti della legge, es-
sendo morti a quello, nel quale era-
vam ritenuti; talchè serviamo in no-
vità di spirito, e non in vecchiezza di
lettera.
7 Che diremo adunque? che la legge
sia peccato? Così non sia; anzi, io non
avrei conosciuto il peccato, se non per
la legge; perciocchè io non avrei
conosciuta la concupiscenza, se la
legge non dicesse: Non concupire.
8 Ma il peccato, presa occasione per
questo comandamento, ha operatta in
9 me ogni concupiscenza. Percioc-
chè, senza la legge, il peccato è mor-
to. E tempo fu, che io, senza la
legge, era vivente; ma, essendo ve-
nuto il comandamento, il peccato ri-
10 visse, ed io morii. Ed io trovai, che
il comandamento, che è a vita, esso
11 mi tornava a morte. Perciocchè il
peccato, presa occasione per lo co-
mandamento, m'ingannò, e per
12 quello mi uccise. Talchè, ben è la
legge santa, e il comandamento santo,
e giusto, e buono.
13 Mi è dunque ciò che è buono dive-
nuto morte? Così non sia; anzi il
peccato mi è divenuto morte, acciocchè
apparisse esser peccato, operandomi la
morte per quello che è buono; affin-
chè, per lo comandamento, il peccato
sia reso estremamente peccante.
14 Perciocchè noi sappiamo che la leg-
ge è spirituale; ma io son carnale,
venduto ad ess sottoposto al pec-
15 cato. Poichè io non riconosco ciò
che io opero; perciocchè, non ciò che
io voglio quello fo, ma, ciò che io
16 odio quello fo. Ora, se ciò che io
non voglio, quello pur fo, io accon-
sento alla legge ch'ella è buona.
17 Ed ora non più io opero quello, anzi
l'opera il peccato che abita in me.
18 Perciocchè io so che in me, cioè nella
mia carne, non abita alcun bene;
poichè ben è in me il volere, ma di
compiere il bene, io non ne trovo il
19 modo. Perciocchè, il bene che io vo-
glio, io nol fo; ma il male che io non
20 voglio, quello fo. Ora, se ciò che io
non voglio quello fo, non più io opero
quello, anzi l'opera il peccato che
21 abita in me. Io mi trovo adunque
sotto questa legge: che volendo fare
22 il bene, il male è presso a me. Per-
ciocchè io mi diletto nella legge di
23 Dio, secondo l'uomo di dentro. Ma
io veggo un'altra legge nelle mie
membra, che combatte contro alla
legge della mia mente, e mi trae in
cattività sotto alla legge del peccato,
24 che è nelle mie membra. Misero me
uomo! chi mi trarrà di questo corpo
25 di morte? Io rendo grazie a Dio,
per Gesù Cristo, nostro Signore.
Io stesso adunque, con la mente,
servo alla legge di Dio; ma, con la
carne, alla legge del peccato.
Romani 8
ORA dunque non vi è alcuna con-
dannazione per coloro che sono in
Cristo Gesù, i quali non camminano
secondo la carne, ma secondo lo
Spirito.
2 Perciocchè la legge dello Spirito
della vita in Cristo Gesù, mi ha fran-
cato dalla legge del peccato, e della
3 morte. Imperocchè (ciò che era im-
possibile alla legge in quanto che per
la carne era senza forza), Iddio, aven-
do mandato il suo proprio Figliuolo,
in forma simigliante alla carne del
peccato, ed a motivo del peccato, ha
condannato il peccato nella carne.
4 Acciocchè la giustizia della legge si
adempia in noi, i quali non cam-
miniamo secondo la carne, ma se-
condo lo Spirito.
5 Perciocchè coloro che son secondo
la carne, pensano, ed hanno l'animo
alle cose della carne; ma coloro che
son secondo lo Spirito, alle cose dello
6 Spirito. Imperocchè ciò a che la
carne pensa, ed ha l'animo, è morte;
ma ciò a che lo Spirito pensa, ed ha
7 l'animo, è vita e pace. Poichè il pen-
siero, e l'affezion della carne è inimi-
cizia contro a Dio; perciocchè ella
non si sottomette alla legge di Dio;
imperocchè non pure anche può.
8 E coloro che son nella carne non pos-
sono piacere a Dio.
9 Or voi non siete nella carne, anzi
nello Spirito, se pur lo Spirito di Dio
abita in voi; ma, se alcuno non ha
lo Spirito di Cristo, egli non è di lui.
10 E se Cristo è in voi, ben è il corpo
morto per lo peccato; ma lo Spirito è
11 vita per la giustizia. E, se lo Spirito
di colui che ha risuscitato Gesù da'
morti abita in voi, colui che risuscitò
Cristo da'morti vivificherà ancora i
vostri corpi mortali, per lo suo Spiri-
to, che abita in voi.
12 Perciò, fratelli, noi siamo debitori,
non alla carne, per viver secondo la
13 carne. Perciocchè, se voi vivete se-
condo la carne, voi morrete; ma, se
per lo Spirito mortificate gli atti del
14 corpo, voi viverete. Poichè, tutti
coloro che son condotti per lo Spirito
di Dio, sono figliuoli di Dio.
15 Perciocchè voi non avete di nuovo
ricevuto lo spirito di servitù, a ti-
more; anzi avete ricevuto lo Spirito
d'adottazione, per lo quale gridia-
16 mo: Abba, Padre. Quel medesimo
Spirito rende testimonianza allo spi-
rito nostro, che noi siam figliuoli di
17 Dio. E se siam figliuoli, siamo an-
cora eredi, eredi di Dio, e coeredi di
Cristo; se pur sofferiamo con lui,
acciocchè ancora con lui siamo glori-
ficati.
18 PERCIOCCHÈ io fo ragione che le
sofferenze del tempo presente non
son punto da agguagliare alla gloria
che sarà manifestata inverso noi.
19 Poichè l'intento, e il desiderio del
mondo creato aspetta la manifesta-
20 zione dei figliuoli di Dio. Percioc-
chè il mondo creato è stato sottoposto
alla vanità (non di sua propria in-
clinazione, ma per colui che l'ha sot-
21 toposto ad essa), con la speranza che
il mondo creato ancora sarà liberato
dalla servitù della corruzione, e messo
nella libertà della gloria de'figliuoli
22 di Dio. Perciocchè noi sappiamo che
fino ad ora tutto il mondo creato
23 geme insieme, e travaglia. E non
solo esso, ma ancora noi stessi, che
abbiamo le primizie dello Spirito;
noi stessi, dico, gemiamo, in noi me-
desimi, aspettando l'adottazione, la
24 redenzion del nostro corpo. Per-
ciocchè noi siamo salvati per isperan-
za; or la speranza la qual si vede non
è speranza; perciocchè, perchè spere-
rebbe altri ancora ciò ch'egli vede?
25 E se speriamo quello che non veg-
giamo, noi l'aspettiamo con pazienza.
26 Parimente ancora lo Spirito solleva
le nostre debolezze; perciocchè noi
non sappiamo ciò che dobbiam pre-
gare, come si conviene; ma lo Spirito
interviene egli stesso per noi con
27 sospiri ineffabili E colui che in-
vestiga i cuori conosce qual sia il
sentimento, e l'affetto dello Spirito;
poichè esso interviene per li santi,
secondo Iddio.
28 Or noi sappiamo che tutte le cose
cooperano al bene, a coloro che ama-
no Iddio; i quali son chiamati se-
29 condo il suo proponimento. Per-
ciocchè coloro che egli ha innanzi
conosciuti, li ha eziandio predesti-
nati ad esser conformi all'immagine
del suo Figliuolo; acciocchè egli sia
il primogenito fra molti fratelli.
30 E coloro ch'egli ha predestinati, essi
ha eziandio chiamati; e coloro ch'e-
gli ha chiamati, essi ha eziandio
giustificati; e coloro ch'egli ha giu-
stificati, essi ha eziandio glorificati.
31 CHE diremo noi adunque a queste
cose? Se Iddio è per noi, chi sarà con-
32 tro a noi? Colui certo, che non ha
risparmiato il suo proprio Figliuolo,
anzi l'ha dato per tutti noi, come
non ci donerebbe egli ancora tutte le
33 cose con lui? Chi farà accusa contro
agli eletti di Dio? Iddio è quel che
34 giustifica. Chi sarà quel che li con-
danni? Cristo è quel che è morto,
ed oltre a ciò ancora è risuscitato; il
quale eziandio è alla destra di Dio,
il quale eziandio intercede per noi.
35 Chi ci separerà dall'amor di Cristo?
sarà egli afflizione, o distretta, o perse-
cuzione, o fame, o nudità, o pericolo,
36 o spada? (Siccome è scritto: Per
amor di te tuttodì siamo fatti morire;
noi siamo stati reputati come pecore
37 del macello.) Anzi, in tutte queste
cose noi siam di gran lunga vincitori
per colui che ci ha amati.
38 Perciocchè io son persuaso, che nè
morte, nè vita, nè angeli, nè princi-
pati, nè podestà, nè cose presenti,
39 nè cose future; nè altezza, nè pro-
fondità, nè alcuna altra creatura, non
potrà separarci dall'amor di Dio,
ch'è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Romani 9
IO dico verità in Cristo, io non men-
to, rendendomene insieme testimo-
nianza la mia coscienza per lo Spirito
2 Santo: che io ho gran tristezza, e con-
3 tinuo dolore nel cuor mio. Percioc-
chè desidererei d'essere io stesso ana-
tema, riciso da Cristo, per li miei
fratelli, miei parenti secondo la car-
4 ne; i quali sono Israeliti, de'quali
èl'adottazione, e la gloria, e i pat-
ti, e la costituzion della legge, e il
5 servigio divino, e le promesse; de'
quali sono i padri, e de'quali è uscito,
secondo la carne, il Cristo, il quale
è sopra tutti Iddio benedetto in eter-
no. Amen.
6 TUTTAVIA non è che la parola di
Dio sia caduta a terra; poichè non
tutti coloro che son d'Israele, sono
7 Israele. Ed anche, perchè son pro-
genie d'Abrahamo, non sono però
tutti figliuoli; anzi: In Isacco ti sarà
8 nominata progenie. Cioè: non quel-
li che sono i figliuoli della carne, son
figliuoli di Dio; ma i figliuoli della
promessa son reputati per progenie.
9 Perciocchè questa fu la parola della
promessa: In questa medesima sta-
gione io verrò, e Sara avrà un fi-
gliuolo.
10 E non solo Abrahamo, ma ancora
Rebecca, avendo conceputo d'un me-
desimo, cioè d'Isacco nostro padre,
11 udì questo. Perciocchè, non essendo
ancor nati i figliuoli, e non avendo
fatto bene o male alcuno (acciocchè il
proponimento di Dio secondo l'ele-
zione dimorasse fermo, non per le
opere, ma per colui che chiama),
12 le fu detto: Il maggiore servirà al
13 minore, secondo ch'egli è scritto:
Io ho amato Giacobbe, ed ho odiato
Esaù.
14 Che diremo adunque? Evvi egli ini-
15 quità in Dio? Così non sia. Per-
ciocchè egli dice a Mosè: Io avrò
mercè di chi avrò mercè, e farò miseri-
16 cordia a chi farò misericordia. Egli
non è adunque di chi vuole, nè di chi
corre, ma di Dio che fa misericordia.
17 Poichè la scrittura dice a Faraone:
Per questo stesso ti ho suscitato, per
mostrare in te la mia potenza, ed
acciocchè il mio nome sia predicato
18 per tutta la terra. Così, egli fa
misericordia a chi vuole, e in-
dura chi egli vuole.
19 Tu mi dirai adunque: Perchè si
cruccia egli ancora? perciocchè, chi
può resistere alla sua volontà?
20 Anzi, o uomo, chi sei tu, che replichi
a Dio? la cosa formata dirà ella al
formatore: Perchè mi hai fatta co-
21 sì? Non ha il vasellaio la podestà
sopra l'argilla, da fare d'una me-
desima massa un vaso ad onore, ed
22 un altro a disonore? Quanto meno
se, volendo Iddio mostrar la sua ira,
e far conoscere il suo potere, pure ha
comportati con molta pazienza i
vasi dell'ira, composti a perdizione?
23 Acciocchè ancora facesse conoscere le
ricchezze della sua gloria sopra i vasi
della misericordia, i quali egli ha in-
24 nanzi preparati a gloria? I quali
eziandio ha chiamati, cioè noi, non
sol d'infra i Giudei, ma anche d'infra
25 i Gentili. Siccome ancora egli dice
in Osea: Io chiamerò Mio popolo,
quel che non è mio popolo; ed Amata,
26 quella che non è amata. Ed avverrà
che là dove era loro stato detto: Voi
non siete mio popolo, saranno chia-
mati Figliuoli dell'Iddio vivente.
27 Ma Isaia sclama intorno ad Israele:
Avvegnachè il numero de' figliuoli
d'Israele fosse come la rena del mare,
28 il rimanente solo sarà salvato. Per-
ciocchè il Signore definisce e decide il
fatto con giustizia; il Signore farà una
29 decisione sopra la terra. E come
Isaia avea innanzi detto: Se il Si-
gnor degli eserciti non ci avesse la-
sciato qualche seme, saremmo dive-
nuti come Sodoma, e simili a Go-
morra.
30 Che diremo adunque? Che i Gentili,
che non procacciavano la giustizia,
hanno ottenuta la giustizia; anzi la
31 giustizia che è per la fede. Ma che
Israele, che procacciava la legge della
giustizia non è pervenuto alla legge
32 della giustizia. Perchè? perciocchè
egli non l'ha procacciata per la fede,
ma come per le opere della legge; per-
ciocchè si sonno intoppati nella pietra
33 dell'intoppo. Siccome è scritto:
Ecco, io pongo in Sion una pietra
d'intoppo, ed un sasso d'incappo;
ma chiunque crede in esso non sarà
svergognato.
Romani 10
FRATELLI, l'affezion del mio
cuore, e la preghiera che io fo a Dio
2 per Israele, è a sua salute. Percioc-
chè io rendo loro testimonianza che
hanno lo zelo di Dio, ma non se-
3 condo conoscenza. Poichè, igno-
rando la giustizia di Dio, e cercando
di stabilir la lor propria giustizia,
non si sono sottoposti alla giustizia di
4 Dio. Perciocchè il fin della legge è
Cristo, in giustizia ad ogni credente.
5 Poichè Mosè descrive così la giu-
stizia che è per la legge: Che l'uomo,
che avrà fatte quelle cose, vivrà per
6 esse. Ma la giustizia, che è per la
fede, dice così: Non dir nel cuor tuo:
Chi salirà in cielo? Quest'è trarre
7 Cristo a basso. Ovvero: Chi scen-
derà nell'abisso? Quest'è ritrarre
8 Cristo da'morti. Ma, che dice ella?
La parola è presso di te, nella tua boc-
ca, e nel tuo cuore. Quest'è la parola
della fede, la qual noi predichiamo.
9 Che se tu confessi con la tua bocca il
Signor Gesù, e credi nel tuo cuore
che Iddio l'ha risuscitato da'morti,
10 sarai salvato. Poichè col cuore si
crede a giustizia, e con la bocca si fa
11 confessione a salute. Perciocchè la
scrittura dice: Chiunque crede in lui
12 non sarà svergognato. Poichè non
vi è distinzione di Giudeo, e di Greco;
perciocchè uno stesso è il Signor di
tutti, ricco inverso tutti quelli che
13 l'invocano. Imperocchè, chiunque
avrà invocato il nome del Signore,
sarà salvato.
14 Come adunque invocheranno essi
colui, nel quale non hanno creduto? e
come crederanno in colui, del quale
non hanno udito parlare? e come
udiranno, se non v'è chi predichi?
15 E come predicherà altri, se non
è mandato? Siccome è scritto:
Quanto son belli i piedi di coloro che
evangelizzano la pace, che evangeliz-
zano le cose buone!
16 Ma tutti non hanno ubbidito al-
l'evangelo; perciocchè Isaia dice:
Signore, chi ha creduto alla nostra
predicazione?
17 La fede adunque è dall'udito, e
l'udito è per la parola di Dio.
18 Ma io dico: Non hanno eglino udi-
to? Anzi, il lor suono è uscito per tut-
ta la terra; e le lor parole fino agli
estremi termini del mondo.
19 Ma io dico: Israele non ha egli
avuto alcun conoscimento? Mosè di-
ce il primo: Io vi moverò a gelosia
per una nazione che non è nazione; io
vi provocherò a sdegno per una gente
20 stolta. E Isaia arditamente dice:
Io sono stato trovato da coloro che
non mi cercavano; son chiaramente
apparito a coloro che non mi doman-
21 davano. Ma, intorno ad Israele, di-
ce: Io ho tutto il dì stese le mani
verso un popolo disubbidiente e con-
tradicente.
Romani 11
IO dico adunque: Ha Iddio ri-
gettato il suo popolo? Così non sia;
perciocchè io ancora sono Israelita,
della progenie d'Abrahamo, della tri-
2 bù di Beniamino. Iddio non ha riget-
tato il suo popolo, il quale egli ha
innanzi conosciuto. Non sapete voi
ciò che la scrittura dice nella storia di
Elia? come egli si richiama a Dio
3 contro ad Israele, dicendo: Signore,
hanno uccisi i tuoi profeti, ed hanno
distrutti i tuoi altari, ed io son rima-
sto solo; ed anche cercano l'anima
4 mia? Ma, che gli disse la voce di-
vina? Io mi son riserbato settemila
uomini, che non han piegato il ginoc-
5 chio all'idolo di Baal. Così adun-
que ancora nel tempo presente è stato
lasciato alcun rimanente, secondo
6 l'elezion della grazia. E se è per
grazia, non è più per opere; altri-
menti, grazia non è più grazia; ma,
se è per opere, non è più grazia; altri-
menti, opera non è più opera.
7 Che dunque? Israele non ha ot-
tenuto quel ch'egli cerca; ma l'ele-
zione l'ha ottenuto, e gli altri sono
stati indurati, infino a questo giorno.
8 Secondo ch'egli è scritto: Iddio ha
loro dato uno spirito di stordimento,
occhi da non vedere, ed orecchi da
9 non udire. E Davide dice: Sia la
lor mensa loro in laccio, ed in rete, ed
10 in intoppo, ed in retribuzione. Sieno
i loro occhi oscurati da non vedere, e
piega loro del continuo il dosso.
11 Io dico adunque: Si son eglino in-
toppati acciocchè cadessero? Così non
sia; anzi, per la lor caduta è avvenuta
la salute a'Gentili, per provocarli a
12 gelosia. Ora, se la lor caduta è la
ricchezza del mondo, e la lor diminu-
zione la ricchezza de'Gentili, quanto
più lo sarà la lor pienezza?
13 Perciocchè io parlo a voi Gentili; in
quanto certo sono apostolo de'Gen-
14 tili, io onoro il mio ministerio; per
provare se in alcuna maniera posso
provocare a gelosia que'della mia
15 carne, e salvare alcuni di loro. Per-
ciocchè, se il lor rigettamento è la
riconciliazione del mondo, qual sarà
la loro ammissione, se non vita da'
morti?
16 Ora, se le primizie son sante, la mas-
sa ancora è santa; e se la radice è
17 santa, i rami ancora son santi. E se
pure alcuni de'rami sono stati tron-
cati, e tu, essendo ulivastro, sei stato
innestato in luogo loro, e fatto parte-
cipe della radice, e della grassezza
18 dell'ulivo; non gloriarti contro a'ra-
mi; e se pur tu ti glorii contro a loro,
tu non porti la radice, ma la radice
19 porta te. Forse adunque dirai: I
rami sono stati troncati, acciocchè io
20 fossi innestato. Bene; sono stati
troncati per l'incredulità, e tu stai
ritto per la fede; non superbir nel-
21 l'animo tuo, ma temi. Perciocchè,
se Iddio non ha risparmiati i rami na-
turali, guarda che talora te ancora
non risparmi.
22 Vedi adunque la benignità, e la se-
verità di Dio: la severità, sopra co-
loro che son caduti; e la benignità,
inverso te, se pur tu perseveri nella
benignità; altrimenti, tu ancora sarai
23 reciso. E quelli ancora, se non perse-
verano nell'incredulità, saranno in-
nestati; perciocchè Iddio è potente da
24 innestarli di nuovo. Imperocchè, se
tu sei stato tagliato dall'ulivo che di
natura era salvatico, e sei fuor di
natura stato innestato nell'ulivo do-
mestico; quanto più costoro, che son
rami naturali, saranno innestati nel
proprio ulivo?
25 Perciocchè io non voglio, fratelli,
che ignoriate questo misterio (accioc-
chè non siate presuntuosi in voi stes-
si), che induramento è avvenuto in
parte ad Israele, finchè la pienezza
26 de'Gentili sia entrata. E così tutto
Israele sarà salvato, secondo ch'egli è
scritto: Il Liberatore verrà di Sion, e
torrà d'innanzi a sè l'empietà di
27 Giacobbe. E questo sarà il patto
che avranno da me, quando io avrò
tolti via i lor peccati.
28 Ben son essi nemici, quant'è al-
l'evangelo, per voi; ma quant'è al-
l'elezione, sono amati per i padri.
29 Perciocchè i doni, e la vocazione di
30 Dio son senza pentimento. Im-
perocchè, siccome ancora voi già era-
vate disubbidienti a Dio; ma ora
avete ottenuta misericordia, per la
31 disubbidienza di costoro; così ancora
costoro al presente sono stati disub-
bidienti; acciocchè, per la miseri-
cordia che vi è statta fatta, essi ancora
32 ottengano misericordia. Perciocchè
Iddio ha rinchiusi tutti in disub-
bidienza, acciocchè faccia misericor-
dia a tutti.
33 O PROFONDITÀ di ricchezze, e di
sapienza, e di conoscimento di Dio!
quanto è impossibile di rinvenire i
suoi giudicii, e d'investigar le sue
34 vie! Perciocchè chi ha conosciuta
la mente del Signore? o chi è stato
35 suo consigliere? O chi gli ha dato
il primiero, e gliene sarà fatta retri-
36 buzione? Poichè da lui, e per lui, e
per amor di lui, sono tutte le cose.
A lui sia la gloria in eterno. Amen.
Romani 12
IO vi esorto adunque, fratelli, per
le compassioni di Dio, che voi pre-
sentiate i vostri corpi, il vostro ra-
zional servigio, in ostia vivente, san-
2 ta, accettevole a Dio. E non vi con-
formiate a questo secolo, anzi siate
trasformati per la rinnovazion della
vostra mente; acciocchè proviate
qual sia la buona, accettevole, e per-
fetta volontà di Dio.
3 Perciocchè io, per la grazia che mi è
stata data, dico a ciascuno che è fra
voi: che non abbia alcun sentimento
sopra ciò che conviene avere; anzi
senta a sobrietà, secondo che Iddio
ha distribuita a ciascuno la misura
4 della fede. Perciocchè, siccome in
uno stesso corpo abbiam molte mem-
bra, e tutte le membra non hanno una
5 medesima operazione, così noi, che
siam molti, siamo un medesimo corpo
in Cristo; e ciascun di noi è membro
6 l'uno dell'altro. Ora, avendo noi
doni differenti, secondo la grazia che
ci è stata data, se abbiam profezia,
profetizziamo secondo la proporzion
7 della fede; se ministerio, attendiamo
al ministerio; parimente il dottore
8 attenda all'insegnare; e colui che
esorta, attenda all'esortare; colui che
distribuisce, faccialo in semplicità;
colui che presiede, con diligenza;
colui che fa opere pietose, con alle-
grezza.
9 LA carità sia senza simulazione;
abborrite il male, ed attenetevi fer-
10 mamente al bene. Siate inclinati
ed avervi gli uni agli altri affezione
per amor fraterno; prevenite gli uni
11 gli altri nell'onore. Non siate pigri
nello zelo; siate ferventi nello Spirito,
12 serventi al Signore; allegri nella spe-
ranza, pazienti nell'afflizione, per-
13 severanti nell' orazione; comuni-
canti a' bisogni de' santi, procac-
14 cianti l'ospitalità. Benedite quelli
che vi perseguitano; benediteli, e
non li maledite.
15 Rallegratevi con quelli che sono
allegri, piangete con quelli che pian-
16 gono. Abbiate fra voi un mede-
simo sentimento; non abbiate l'ani-
mo alle cose alte, ma accomodatevi
alle basse; non siate savi secondo voi
stessi.
17 Non rendete ad alcuno male per
male; procurate cose oneste nel co-
18 spetto di tutti gli uomini. S'egli è
possibile, e quanto è in voi, vivete in
19 pace con tutti gli uomini. Non fate
le vostre vendette, cari miei; anzi
date luogo all'ira di Dio; perciocchè
egli è scritto: A me la vendetta, io
renderò la retribuzione, dice il Si-
20 gnore. Se dunque il tuo nemico ha
fame, dagli da mangiare; se ha sete,
dagli da bere; perciocchè, facendo
questo, tu raunerai de'carboni accesi
21 sopra il suo capo. Non esser vinto
dal male, anzi vinci il male per il
bene.
Romani 13
OGNI persona sia sottoposta alle
podestà superiori; perciocchè non
vi è podestà se non da Dio; e le po-
destà che sono, son da Dio ordinate.
2 Talchè chi resiste alla podestà, resiste
all'ordine di Dio; e quelli che vi resi-
stono ne riceveranno giudicio sopra
3 loro. Poichè i magistrati non sono di
spavento alle buone opere, ma alle
malvage; ora, vuoi tu non temer della
podestà? fa'ciò che è bene, e tu avrai
4 lode da essa. Perciocchè il magi-
strato è ministro di Dio per te, nel bene;
ma, se tu fai male, temi, perciocchè
egli non porta indarno la spada;
poichè egli è ministro di Dio, vendi-
catore in ira contro a colui che fa ciò
5 che è male. Perciò convien di neces-
sità essergli soggetto, non solo per
l'ira, ma ancora per la coscienza.
6 Poichè per questa cagione ancora
pagate i tributi; perciocchè essi son
ministri di Dio, vacando del con-
7 tinuo a questo stesso. Rendete adun-
que a ciascuno il debito; il tributo, a
chi dovete il tributo; la gabella, a chi
la gabella; il timore, a chi il timore;
l'onore, a chi l'onore.
8 NON dobbiate nulla ad alcuno, se
non di amarvi gli uni gli altri; per-
ciocchè, chi ama altrui ha adempiuta
9 la legge. Poichè questi comandamen-
ti: Non commettere adulterio, Non
uccidere, Non rubare, Non dir falsa
testimonianza, Non concupire, e se v' è
alcun altro comandamento, sono som-
mariamente compresi in questo detto:
Ama il tuo prossimo come te stesso.
10 La carità non opera male alcuno con-
tro al prossimo; l'adempimento adun-
que della legge è la carità.
11 E questo vie più dobbiam fare, veg-
gendo il tempo; perciocchè egli è ora
che noi ci risvegliamo omai dal son-
no; poichè la salute è ora più presso
12 di noi, che quando credemmo. La
notte è avanzata, e il giorno è vicino;
gettiamo adunque via le opere delle
tenebre, e siam vestiti degli arnesi
13 della luce. Camminiamo onesta-
mente, come di giorno; non in pasti,
ed ebbrezze; non in letti, e lascivie;
14 non in contesa, ed invidia. Anzi
siate rivestiti del Signor Gesù Cristo,
e non abbiate cura della carne a con-
cupiscenze.
Romani 14
OR accogliete quel che è debole
in fede; ma non già a quistioni di
dispute.
2 L'uno crede di poter mangiar d'ogni
cosa; ma l' altro, che è debole, man-
3 gia dell'erbe. Colui che mangia non
isprezzi colui che non mangia, e colui
che non mangia non giudichi colui
che mangia; poichè Iddio l'ha preso
4 a sè. Chi sei tu, che giudichi il fami-
glio altrui? egli sta ritto, o cade, al
suo proprio Signore, ma sarà raffer-
mato, perciocchè Iddio è potente da
raffermarlo.
5 L'uno stima un giorno più che l'al-
tro; e l'altro stima tutti i giorni
pari; ciascuno sia appieno accertato
6 nella sua mente. Chi ha divozione al
giorno ve l'ha al Signore; e chi non ha
alcuna divozione al giorno non ve l'ha
al Signore. E chi mangia, mangia al
Signore; perciocchè egli rende grazie
a Dio; e chi non mangia non mangia
al Signore, e pur rende grazie a Dio.
7 Poichè niun di noi vive a sè stesso, nè
8 muore a sè stesso. Perciocchè, se
pur viviamo, viviamo al Signore; e se
moriamo, moriamo al Signore; dun-
que, o che viviamo, o che moriamo,
9 siamo del Signore. Imperocchè a
questo fine Cristo è morto, e risusci-
tato, e tornato a vita, acciocchè egli
signoreggi e sopra i morti, e sopra i
vivi.
10 Or tu, perchè giudichi il tuo fra-
tello? ovvero tu ancora, perchè sprez-
zi il tuo fratello? poichè tutti ab-
biamo a comparire davanti al tribu-
11 nal di Cristo. Perciocchè egli è
scritto: Come io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a
me, ed ogni lingua darà gloria a
12 Dio. Così adunque ciascun di noi
renderà ragion di sè stesso a Dio.
13 PERCIÒ, non giudichiamo più gli
uni gli altri; ma più tosto giudicate
questo, di non porre intoppo, o scan-
14 dalo al fratello. Io so, e son per-
suaso nel Signor Gesù, che niuna cosa
per sè stessa è immonda; ma, a chi
stima alcuna cosa essere immonda, ad
15 esso è immonda. Ma, se il tuo fra-
tello è contristato per lo cibo, tu non
cammini più secondo carità; non far,
col tuo cibo, perir colui per cui Cristo
16 è morto. Il vostro bene adunque
17 non sia bestemmiato. Perciocchè il
regno di Dio non è vivanda, nè be-
vanda; ma giustizia, e pace, e letizia
18 nello Spirito Santo. Perciocchè, chi
in queste cose serve a Cristo è grato a
Dio, ed approvato dagli uomini.
19 Procacciamo adunque le cose che
son della pace, e della scambievole
20 edificazione. Non disfar l'opera di
Dio per la vivanda; ben sono tutte
le cose pure; ma vi è male per l'uomo
21 che mangia con intoppo. Egli è
bene non mangiar carne, e non ber
vino, e non far cosa alcuna, nella
quale il tuo fratello s'intoppa, o è
22 scandalezzato, o è debole. Tu, hai tu
fede? abbila in te stesso, davanti a
Dio; beato chi non condanna sè stes-
23 so in ciò ch'egli discerne. Ma colui
che sta in dubbio, se mangia, è con-
dannato; perciocchè non mangia con
fede; or tutto ciò che non è di fede è
peccato.
Romani 15
OR noi, che siam forti, dobbiam
comportare le debolezze de'deboli,
2 e non compiacere a noi stessi. Cia-
scun di noi compiaccia al prossimo,
3 nel bene, ad edificazione. Poichè
Cristo ancora non ha compiaciuto a sè
stesso, anzi ha fatto come è scritto:
Gli oltraggi di coloro che ti oltrag-
4 giano son caduti sopra me. Per-
ciocchè tutte le cose, che furono già
innanzi scritte, furono scritte per
nostro ammaestramento; acciocchè,
per la pazienza, e per la consolazione
delle scritture, noi riteniamo la spe-
5 ranza. Ora l'Iddio della pazienza, e
della consolazione, vi dia d'avere un
medesimo sentimento fra voi, se-
6 condo Cristo Gesù. Acciocchè, di
pari consentimento, d'una stessa boc-
ca, glorifichiate Iddio, che è Padre del
7 nostro Signor Gesù Cristo. Perciò,
accoglietevi gli uni gli altri, siccome
ancora Cristo ci ha accolti nella gloria
di Dio.
8 Or io dico, che Cristo è stato mini-
stro della circoncisione, per dimostrar
la verità di Dio, compiendo le pro-
9 messe fatte a'padri. E perchè i
Gentili glorifichino Iddio per la sua
misericordia, siccome è scritto: Per
questo io ti celebrerò fra le Genti, e
10 salmeggerò al tuo nome. Ed al-
trove la scrittura dice: Rallegratevi, o
11 Genti, col suo popolo. Ed altrove:
Tutte le Genti, lodate il Signore; e voi,
12 popoli tutti, celebratelo. Ed al-
trove Isaia dice: Vi sarà la radice di
Iesse, e colui che sorgerà per regger
le Genti; le nazioni spereranno in
lui.
13 Or l'Iddio della speranza vi riempia
d'ogni allegrezza e pace, credendo;
acciocchè abbondiate nella speranza,
per la forza dello Spirito Santo.
14 ORA, fratelli miei, io stesso son
persuaso di voi, che voi ancora siete
pieni di bontà, ripieni d'ogni cono-
scenza, sufficienti eziandio ad ammo-
15 nirvi gli uni gli altri. Ma, fratelli, io
vi ho scritto alquanto più ardita-
mente, come per ricordo, per la gra-
16 zia che mi è stata data da Dio, per
esser ministro di Gesù Cristo presso
i Gentili, adoperandomi nel sacro
servigio dell'evangelo di Dio, accioc-
chè l'offerta de'Gentili sia accette-
vole, santificata per lo Spirito
Santo.
17 Io ho adunque di che gloriarmi in
Cristo Gesù, nelle cose che apparten-
18 gono al servigio di Dio. Perciocchè io
non saprei dir cosa che Cristo non ab-
bia operata per me, per l'ubbidienza
de'Gentili, per parola e per opera;
19 con potenza di segni e di prodigi;
con la virtù dello Spirito di Dio;
talchè, da Gerusalemme, e da' luoghi
d'intorno infino all'Illirico, io ho
compiuto il servigio dell' evangelo di
20 Cristo. Avendo ancora in certo mo-
do l'ambizione di evangelizzare, non
dove fosse già stata fatta menzion di
Cristo; per non edificar sopra il fon-
21 damento altrui. Ma, come è scrit-
to: Coloro a'quali non è stato annun-
ziato nulla di lui lo vedranno; e coloro
che non ne hanno udito parlare l' in-
tenderanno.
22 Per la qual cagione ancora sono
spesse volte stato impedito di venire
23 a voi. Ma ora, non avendo più
luogo in queste contrade, ed avendo
già da molti anni gran desiderio di ve-
24 nire a voi, quando andrò in Ispa-
gna, verrò a voi; perciocchè io spe-
ro, passando, di vedervi, e d'esser da
voi accompagnato fin là, dopo che
prima mi sarò in parte saziato di voi.
25 Ora al presente io vo in Gerusalem-
26 me, per sovvenire a'santi. Percioc-
chè a que'di Macedonia, e d' Acaia, è
piaciuto di far qualche contribuzione
per li poveri d'infra i santi, che sono
27 in Gerusalemme. È, dico, lor pia-
ciuto di farlo; ed anche son loro debi-
tori, perciocchè, se i Gentili hanno
partecipato ai lor beni spirituali,
debbono altresì sovvenir loro ne'car-
28 nali. Appresso adunque che io
avrò compiuto questo, ed avrò lor
consegnato questo frutto, io andrò
29 in Ispagna, passando da voi. Or io so
che, venendo a voi, verrò con pie-
nezza di benedizione dell'evangelo di
Cristo.
30 Or io vi prego, fratelli, per lo Signor
nostro Gesù Cristo, e per la carità del-
lo Spirito, che combattiate meco pres-
so Iddio per me, nelle vostre orazioni;
31 acciocchè io sia liberato da'ribelli,
che son nella Giudea; e che il mio mini-
sterio, che è per Gerusalemme, sia ac-
32 cettevole a' santi. Acciocchè se
piace a Dio, io venga con allegrezza
33 a voi, e sia ricreato con voi. Or
l'Iddio della pace sia con tutti voi.
Amen.
Romani 16
OR io vi raccomando Febe, no-
stra sorella, che è diaconessa della
2 chiesa che è in Cencrea. Acciocchè
voi l'accogliate nel Signore, come si
conviene a'santi, e le sovveniate in
qualunque cosa avrà bisogno di voi;
perciocchè ella è stata protettrice di
molti, e di me stesso ancora.
3 Salutate Priscilla, ed Aquila, miei
4 compagni d'opera in Cristo Gesù. I
quali hanno, per la vita mia, esposto
il lor proprio collo; a'quali non io
solo, ma ancora tutte le chiese de'
5 Gentili, rendono grazie. Salutate an-
cora la chiesa che è nella lor casa,
salutate il mio caro Epeneto, il quale
è la primizie dell'Acaia in Cristo.
6 Salutate Maria, la quale si è molto
7 affaticata per noi. Salutate Andro-
nico e Giunia, miei parenti, e miei
compagni di prigione, i quali son se-
gnalati fra gli apostoli, ed anche sono
8 stati innanzi a me in Cristo. Salu-
tate Amplia, caro mio nel Signore.
9 Salutate Urbano, nostro compagno
d'opera in Cristo; e il mio caro Stachi.
10 Salutate Apelle, che è approvato in
Cristo. Salutate que'di casa di Aristo-
11 bulo. Salutate Erodione, mio pa-
rente. Salutate que'di casa di Nar-
12 cisso che son nel Signore. Salutate
Trifena, e Trifosa, le quali si affati-
cano nel Signore. Salutate la cara
Perside, la quale si è molto affaticata
13 nel Signore. Salutate Rufo, che è
eletto nel Signore, e la madre sua, e
14 mia. Salutate Asincrito, Flegonte,
Erma, Patroba, Erme, e i fratelli che
15 son con loro. Salutate Filologo, e
Giulia, e Nereo, e la sua sorella; ed
Olimpa, e tutti i santi che son con
16 loro. Salutatevi gli uni gli altri con
un santo bacio; le chiese di Cristo vi
salutano.
17 Or io vi esorto, fratelli, che pren-
diate guardia a coloro che commet-
tono le dissensioni, e gli scandali, con-
tro alla dottrina, la quale avete im-
parata; e che vi ritiriate da essi.
18 Perciocchè tali non servono al nostro
Signor Gesù Cristo, ma al proprio
ventre; e con dolce e lusinghevol
parlare, seducono i cuori de'semplici.
19 Poichè la vostra ubbidienza è divol-
gata fra tutti; laonde io mi rallegro
per cagion vostra; or io desidero che
siate savi al bene, e semplici al male.
20 Or l'Iddio della pace triterà tosto
Satana sotto a'vostri piedi. La gra-
zia del Signor nostro Gesù Cristo sia
con voi. Amen.
21 Timoteo, mio compagno d'opera,
e Lucio, e Giason, e Sosipatro,
miei parenti, vi salutano.
22 Io Terzio, che ho scritta questa epi-
stola, vi saluto nel Signore.
23 Gaio, albergator mio, e di tutta la
chiesa, vi saluta. Erasto, il camar-
lingo della città, e il fratello Quarto,
vi salutano.
24 La grazia del nostro Signor Gesù
Cristo sia con tutti voi. Amen.
25 Or a colui che vi può raffermare, se-
condo il mio evangelo, e la predica-
zione di Gesù Cristo, secondo la rive-
lazion del misterio, celato per molti
26 secoli addietro, ed ora manifestato,
e dato a conoscere fra tutte le Genti,
per le scritture profetiche, secondo il
comandamento dell'eterno Dio, al-
27 l'ubbidienza della fede; a Dio, sol
savio, sia la gloria in eterno, per
Gesù Cristo. Amen.